Disturbi alimentari

I disturbi alimentari costituiscono serissime alterazioni di un fenomeno che guida da sempre la nostra natura, ovvero il bisogno di alimentarsi e il conseguente piacere di farlo.
Tali alterazioni sono tra le più pericolose per il benessere non solo psichico, ma anche fisico, in quanto, a differenza di tante altre patologie psicologiche, possono portare anche alla morte.
Un’altra differenza rispetto ad altri disturbi mentali è che spesso i disordini alimentari conducono a cambiamenti fisici ed estetici ben visibili, impossibili da ignorare.
Nel tempo, gli approcci metodologici alla risoluzione di questi problemi sono stati molteplici e variegati, ma mai pienamente soddisfacenti, al punto che ancora oggi è molto diffusa la convinzione di non poter guarire dai disturbi afferenti all’area alimentare.
In realtà, non è così; a risultare per niente efficaci/efficienti sono gli approcci che si focalizzano sulle cause di questi problemi, mentre è scientificamente provato che una terapia orientata alla soluzione, come la Breve Strategica, permetta di raggiungere una completa guarigione e una totale remissione dei sintomi in tempi anche brevi e nell’80% dei casi ( Giorgio Nardone 2003).

Tipologie di disturbi alimentari

  • Anoressia

L’anoressia è il disturbo mentale in cui la persona inizia a ridurre progressivamente l’assunzione di cibo fino ad arrivare a rifiutarlo completamente.
Si tratta dell’unica patologia alimentare che porta direttamente alla morte; per questo è anche la più discussa e la più preoccupante.
Il pericolo della malattia è anche legato a fattori culturali e sociali, i quali tendono a promuovere canoni estetici improntati alla magrezza e comportamenti di controllo se non addirittura di astensione nei confronti del cibo.
L’anoressia pura ad oggi costituisce un disturbo in calo, in quanto spesso evolve in forme più complesse come il vomiting e il binge eating.

  • Bulimia

Il termine significa “ fame da bue” e fa riferimento al sintomo più caratterizzante di questo disturbo, ovvero l’irrefrenabile compulsione a mangiare, dovuta non tanto alla sensazione di fame percepita quanto al desiderio incontrollabile di ingurgitare cibo fino a sentirsi pieni.
La bulimia presenta differenti manifestazioni:

  • Bulimia boteriana, quella in cui la persona porta avanti il proprio disturbo fino a che il corpo non inizia ad avere cedimenti causati dalla condotta alimentare sregolata ( si parla dunque di soggetti obesi).
  • Bulimia nido vuoto, quella in cui l’essere in sovrappeso è correlato ad un derivante senso di comfort e di protezione nei confronti di problematiche di tipo affettivo-relazionale. Queste
    persone spesso tentano varie diete, ma poi cedono al loro impulso bulimico, lasciando insoluti i disagi sottostanti.
  • Bulimia Jo Jo, rappresentata da quei casi in cui la persona alterna periodi di dieta restrittiva a periodi di alimentazione incontrollata. Questo andamento è di solito accompagnato da perdite di peso susseguite da aumenti di peso, e da conseguenti innalzamenti o abbassamenti anche del tono dell’umore.
  • Binge eating

In questo specifico disordine alimentare, si parte da una forte paura di ingrassare (non a caso spesso la matrice è anoressica) che porta prima al controllo e alla restrizione alimentare e poi, come diretta conseguenza, ad abbuffate compulsive. L’abbuffata conduce ad un profondo senso di colpa e alla rinnovata paura di mettere su peso, a cui seguiranno ulteriori restrizioni o digiuni, i quali a loro volta causeranno un’ulteriore abbuffata, in un circolo vizioso che difficilmente si riuscirà a spezzare con la sola forza di volontà.

  • Sindrome da vomito (o vomiting)

La sindrome da vomito può nascere a seguito di condotte di compensazione di matrice anoressica. Inizialmente per la persona vomitare rappresenta solo una modalità per “ rimediare” al percepito senso di colpa, ma se arriva a costituire una condotta reiterata ed esclusiva ben presto si trasforma in un vero e proprio disturbo ossessivo compulsivo basato sul piacere. Vomitare passa quindi dall’essere un mezzo (vomito per poter mangiare) all’essere il fine
( mangio per poter vomitare), un piacere nascosto e insostituibile, che progressivamente arriva ad intaccare tutti gli ambiti di vita della persona.

  • Ortoressia e fobie simili

Più che di disturbo alimentare, nel caso dell’ortoressia, così come di altre forme fobico-ossessive aventi come oggetto il cibo, si potrebbe parlare di una vera e propria fobia, in quanto la persona che ne soffre avverte una forte paura nei confronti di determinati cibi, che di solito
vengono considerati portatori di malattie o dannosi per la salute in generale. Ad esempio, la paura potrebbe riguardare cibi troppo duri in grado di provocare soffocamento, cibi troppo pesanti da digerire, oppure cibi contaminati da sostanze chimiche potenzialmente
tossiche.
Nel caso specifico dell’ortoressia il problema è costituito dall’evitamento di quei cibi che notoriamente “fanno male” e dalla conseguente discriminazione fra cibi buoni e cibi cattivi. In questo caso, non è presente alcuna paura di ingrassare o volontà di dimagrire, aspetto che ci consente di distinguere nettamente questa classe di problemi rispetto ad un disturbo alimentare con matrice anoressica.

Trattamento

Il trattamento dei disturbi alimentari in Terapia Breve Strategica è volto a recuperare l’equilibrio fra piacere e nutrimento che contraddistingue una sana alimentazione.
Con “sana alimentazione” si intende una modalità di rapportarsi al cibo basata sul piacere e non sul controllo e sulle restrizioni.
Nel caso di disturbi più strutturati, come il disturbo da vomito o il binge eating, il primo passo è quello di sovvertire la logica del loro funzionamento eliminando le condotte compensative, le abbuffate e qualunque altro comportamento disfunzionale rispetto al cibo. Dopodiché seguirà un percorso di rieducazione volto a strutturare quella che in psicologia strategica si definisce la “dieta paradossale“, una dieta in cui concedersi il piacere non soltanto è possibile, ma è anche funzionale per poi potervi rinunciare.

Non a caso Oscar Wilde parla del piacere in questo modo:

“Se te lo concedi potrai rinunciarvi, se non te lo concedi diventerà irrinunciabile”

In altre parole, il desiderio per il cibo è naturale e non va represso, perché ogni volta che tento di farlo questo diverrà ancora più travolgente. Su questa logica basiamo l’intervento di ogni forma di disturbo alimentare, con varianti di protocollo specifiche per ciascuna.

Conclusione

Contrariamente a quanto spesso si sente dire, dai disturbi alimentari è possibile guarire e anche in tempi brevi. La terapia breve strategica vanta percentuali di successo vicine all’85% ed in termini di efficienza risulta essere la psicoterapia elettiva per questo tipo di disturbi. Se pensi di soffrire di un disordine alimentare, non esitare a chiedere aiuto.

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